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Un uomo di nome Marc conduce una barca avanti e indietro tra un'isola e la terraferma per giorni che sembrano durare anni. Si è ripromesso di non mettere più piede sull'isola ma è costretto a farlo quando la persona che ama sparisce. Quest'isola è grigia, avvolta nella nebbia e nel mistero, così come la nascita di Marc, figlio di una donna di nome Dania e di qualcosa di mostruoso e sfuggente. È l'America e sono gli anni trenta quando Banning Jainlight fugge a New York e mette su carta le sue fantasie sessuali. Niente più che un'attività per sbarcare il lunario, ma i suoi racconti pornografici, venduti all'estero, attirano attenzioni particolari: quelle di due misteriosi clienti tedeschi, X e Z. È specialmente Z a sviluppare una torbida ossessione per il personaggio principale dei racconti, Dania; quando si scopre che X e Z rispondono ai nomi di Joseph Goebbels e Adolf Hitler, Banning diventa un dio dall'oscuro potere demiurgico, in grado di mutare gli eventi della Storia per come la conosciamo con la punta delle dita e la sua macchina da scrivere. In "I giri dell'orologio nero" Steve Erickson rivela la coscienza segreta del Novecento. Passione e potere sono gli ingranaggi nascosti di uno spettrale orologio nero in cui il tempo è un fluido viscoso, che ci porta da un'Europa sporca, malsana e piegata dal conflitto alle coste cupe e spettrali dell'America, dove naviga solitario il battello di Marc. La lingua di Erickson si muove nel terreno fangoso dell'ambiguità, dove tutto, come nei sogni e nei deliri, è surreale ma pienamente riconoscibile. Un romanzo in cui la realtà si discioglie nel possibile e il passato, la storia e il mito deragliano in un presente fantasmatico e perturbante.